Pubblicato sulla Rivista “Journal of Clinical Cardiology and Cardiovascular Interventions” uno studio scientifico sullo stato dell’ arte relativo all’ embolia polmonare nei pazienti con COVID 19 clicca qui per leggere l’articolo 

L’ Autore dell’ articolo, insieme con due colleghi dell’ Università di Bologna, è il Dottor Cleante Scarduelli, da giugno 2021 Responsabile del Centro per i Disturbi Respiratori del Sonno, attivato presso l’ Ospedale di Suzzara Gruppo Kos. 

Lo studio, eseguito su 92 pazienti ricoverati in terapia Subintensiva Covid 19, pubblicato alcuni mesi fa sulla Rivista Internazionale “Monaldi Archives of Chest Disease”, ha destato l’ Interesse dell’ Editore della Rivista Internazionale “Clinical Cardiology and Cardiovascular Interventions”.

L’ Editore della Rivista ha quindi chiesto al Dr Scarduelli, primo autore dello studio, in qualità di esperto, di scrivere una revisione aggiornata sull’ importante capitolo dell’ embolia polmonare nei pazienti con COVID.

La pubblicazione in sintesi

L’ infezione da parte del Virus SARS-COV-2 e la conseguente sindrome, COVID-19, si associa ad un forte stato infiammatorio e ad una condizione pro-trombotica. Questo stato pro-trombotico si associa all’ aumento dei valori di diversi fattori, rilevabili con esami bioumorali, quali il D-dimero. In alcuni studi l’ aumento di questi markers e’ stato associato ad un peggior decorso clinico.

Numerosi studi hanno dimostrato un’ alta prevalenza (circa il 17%) di trombo embolia venosa (TEV), e di embolia polmonare (EP), particolarmente nei pazienti ricoverati in terapia intensiva (EP nel 20% dei pazienti), anche nei pazienti trattati con dosi profilattiche di anticoagulanti.

L’ elevata frequenza di trombosi nel COVID-19 e’ dovuta sia allo stato ipercoagulativo responsabile di trombosi e tromboembolie dei grossi vasi, sia a lesioni dirette, vascolari ed endoteliali, da parte del virus, che portano a trombosi microvascolari in situ. La presenza di EP e di trombosi polmonare spiega la severa ipossiemia, sproporzionata rispetto alla ridotta distensibilita’ polmonare che si riscontra in alcuni pazienti nelle fasi precoci della malattia. Diagnosticare l’ EP nei pazienti con polmonite da COVID-19 e’ una sfida, in quanto le due patologie presentano sintomi e segni sovrapponibili. Attualmente l’ esame di riferimento per porre diagnosi di embolia sia nei pazienti con COVID-19 che in altri pazienti e’ l’ angiotac polmonare.

E’ stato dimostrato che l’ utilizzo di terapia anticoagulante a dosi profilattiche entro 24 ore dal ricovero in pazienti con COVID-19 si associa ad una ridotta mortalita’ rispetto al non trattamento profilattico.

Vista l’ elevata frequenza di TEV nei pazienti con COVID-19 , anche se trattati con dosi profilattiche di anticoagulanti, e viste le proprieta’ antitrombotiche, anti-infiammatorie, e probabilmente antivirali dell’ eparina e’ stato ipotizzato che la terapia con eparina, utilizzata a dosi maggiori rispetto a quelle convenzionalmente utilizzate per la trombo-profilassi venosa, possa migliorare il decorso clinico e la prognosi di questi pazienti. Il nostro studio, eseguito su 92 pazienti ricoverati in terapia subintensiva respiratoria da febbraio ad aprile 2020, aveva evidenziato che utilizzando dosi maggiori di eparina rispetto a quelle convenzionalmente utilizzate, si era evidenziata una ridotta incidenza di EP (12% dei pazienti) rispetto a studi che avevano analizzato pazienti sovrapponibili, trattati con dosi convenzionali di eparina.

Successivamente, un ampio studio controllato ha evidenziato che in pazienti ricoverati con COVID-19, ma non critici, l’ utilizzo di dosi terapeutiche di eparina a basso peso molecolare, aumenta la probabilita’ di sopravvivenza fino alla dimissione dall’ ospedale e riduce la necessita’ di ricovero in terapia intensiva rispetto ai pazienti trattati con dosi profilattiche convenzionali di eparina.

Sono comunque in corso diversi studi randomizzati, controllati, per valutare i rischi e i benefici della terapia anticoagulante nei pazienti con COVID-19.

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Il dottor Cleante Scarduelli è specialista in Pneumologia e in Cardiologia, ed è esperto in Disturbi Respiratori del Sonno (Certificazione ottenuta nel 2019 da parte dell’ Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri – AIPO) e Responsabile del Centro per i Disturbi Respiratori del Sonno dell'Ospedale di Suzzara. Fino al 2021 Il Dr Scarduelli e’ stato primario del Reparto di Riabilitazione Intensiva Cardiorespiratoria e responsabile della struttura semplice per i Disturbi Respiratori del Sonno dell’ ASST di Mantova. La sua esperienza professionale si è arricchita negli ultimi due anni, sia per l’assistenza prestata ai pazienti in terapia sub intensiva respiratoria Covid-19, presso l’ ASST di Mantova, sia per lo studio osservazionale retrospettivo di terapie attuate a pazienti con Covid-19 e con severa insufficienza respiratoria, nella prevenzione dell’embolia polmonare.

La redazione
2022-01-24